PREMESSA

Quando nel 1972 ho scritto(a ventuno anni)il mio libro su Banzi gli ho dato un titolo che ha ristretto lindagine sulle testimonianze storiche e letterarie di una località che meritava ben altra analisi storiografica,rigore scientifico ed un apparato documentario adeguato, limitandomi invece a produrre una breve guida, che richiamasse lattenzione e stimolasse la salvaguardia dei ricordi storici e dei resti materiali ancora visibili di un piccolo centro urbano del nord-est della Basilicata.

Sono trascorsi 34 anni da quella esperienza ed in tutti questi anni non è cessato linteresse da me nutrito verso la conoscenza del mio paese di origine: ho scritto articoli e saggi che approfondivano taluni aspetti della stessa tematica storiografica ed ho partecipato a tutte le più importanti iniziative a favore del riconoscimento e della ricostruzione dellidentità storica banzese.

Prima e dopo di me tanti altri hanno perseguito in modi diversi questo obiettivo che tuttavia, a mio parere,non è stato ancora raggiunto, rispetto a tante altre piccole comunità che hanno saputo da tempo trovare il modo e le opportunità per non lasciare rimuovere le proprie radici. Laddove questo riconoscimento e questa ricostruzione sono state perseguite e raggiunte(per tutte due importanti esempi: Calitri in provincia di Avellino e Aliano in provincia di Matera che sono finanche riusciti a dare vita a bollettini dinformazioneIl Calitrano,Il Giornale dei Calanchi)lelemento  coagulante che ha reso possibile lassunzione e la riappropriazione della propria identità è stato il collegamento ricercato e curato delle due comunità: quella residente e quella sparsa per il mondo. Anche Banzi ed altri piccoli centri potrebbero effettuare e mantenere vivo questo collegamento, che più volte ho invocato e consigliato agli amministratori locali, senza ottenere risultato. Ciò che sotto questo aspetto non è stato realizzato ha certamente nociuto al mantenimento dellinteresse e dellimpegno verso la salvaguardia, la tutela e la diffusione del patrimonio storico e culturale dei nostri paesi. La realtà che oggi si vive a Banzi come in tanti altri piccoli e grandi centri della nostra Lucania è influenzata dalla frattura e dalla distanza ideale e spirituale che separa la comunità residente da quella che vive in tutte le altre contrade del mondo e negli stessi centri della nostra nazione, non sempre poi così distanti da Banzi.

Eppure queste due comunità signorano o meglio è quella residente che non fa niente per avvicinare la comunità emigrata, stabile o temporanea che sia, per creare un collegamento ed un contatto che sarebbe certamente gradito a coloro che hanno abbandonato il proprio paese dorigine.Vi sono banzesi che oggi sono  o potranno essere lontani, non solo materialmente ma soprattutto spiritualmente, dal loro paese di nascita e questa lontananza andrà sempre più aumentando ed estendendosi ai figli e ai nipoti che vivranno una vita  sempre più sradicata ed anonima. Ma nell'inconscio dei padri riaffiorerà sempre un bisogno di mantenere anche un pur esile legame col proprio paese. E' a loro, a questi  uomini e donne che pure si sentono ancora banzesi, pur vivendo a Milano o a Castelmaggiore di Bologna, a Toronto o in Argentina, che ho pensato prima di accingermi a scrivere un altro libro su Banzi che  avesse un obiettivo diverso da quello del mio primo libro. Essi hanno bisogno di  sapere e di sapere riconoscere l'identità e l'eredità del proprio luogo natio, pur restando da esso lontani, raccogliendo  e conservando i suoi ricordi e le sue testimonianze che, usando un vocabolo latino, mi sembra possano essere identificate come le res bantinae, le cose di Banzi, tutto ciò che a questo paese fa riferimento ed appartiene, ovunque esso si trovi e non solo a Banzi e nel suo territorio. Diciamo che queste  cose, questi strani oggetti, materiali e spirituali, forniti di una dimensione temporale e spaziale costituiscono il patrimonio storico di cui Banzi dispone e che risulta in massima parte disperso, cioé miseramente smembrato fra musei provinciali, nazionali e locali, esposto all'aperto senza protezione o conservato  accuratamente in depositi senza speranza di esposizione  al pubblico, oggetto di ricerche  e di studi che quasi sempre non vengono divulgati o comunque solo per gli addetti ai lavori.

Ho deciso allora con questo libro di occuparmi di questo  patrimonio disperso, per renderlo almeno godibile  attraverso il racconto e l'immagine, le iniziative  svolte in suo favore(quelle fatte e quelle pensate e mai più fatte), gli interventi e le attività che si possono attivare per farlo almeno conoscere a tutti e soprattutto a coloro che non vivono più a Banzi e nutrono tanta nostalgia per il loro paese.

Anche per i banzesi che vivono a Banzi o in paesi immediatamente più vicini come quello nel quale io vivo(Genzano di Lucania che pure ha gli stessi problemi di identità storica e culturale da recuperare, non minori di quelli di Banzi)questo mio libro vuole essere uno strumento per recuperare una dimensione  di appartenenza che non deve avere nulla di campanilistico, poiché può e deve costituire un esempio per iniziare il risveglio da un torpore verso l'arte , la storia , le tradizioni del proprio paese, ricercando i punti di contatto con tutte le realtà comunali di una medesima area territoriale,(in questo caso può essere l'area cosiddetta dell'Alto Bradano)che deve riscoprire ragioni di collegamento e  di solidarietà sociale, culturale ed economica a fronte del calo demografico che si va delineando anche e soprattutto nell'area settentrionale interna della Basilicata per la perdita delle forze giovanili ed intellettuali che per motivi di studio o di lavoro  abbandonano il proprio paese già da subito, appena in possesso del diploma di scuola superiore.

Nel delineare e sottolineare vieppiù la dispersione di tale patrimonio, offrendo note bibliografiche per chi volesse approfondire ed allegati  di riferimento mi servirò di una ideale linea espositiva che ripercorrerà tempi e luoghi legati fra di loro proprio dalla caratteristica di risultare simili ai pezzi di un domino, che lentamente cercano di ritrovare attraverso scomparse e riscoperte una più organica e logica coesione.

L'obiettivo di fondo che mi propongo è dunque quello di stimolare, provocare, alimentare un dibattito intorno e dentro il tema dei segni caratteristici, dei cosiddetti fasti e nefasti di una comunità, perché essa non perda il gusto di scavare nel proprio passato, di fare invece emergere questo passato e di proporlo in una scontata e naturale continuità delle cose del presente.

Perciò le res bantinae(il primo libro digitale su Banzi senza costi editoriali e gratuitamente scaricabile e stampabile dal sito)non sono solo un artificio letterario per un titolo che pur volendo restringere    l'indagine ad un elenco di cose che hanno a che fare con  Banzi ed il suo passato propone una tecnica innovativa di tipo digitale, bensì sono anche un richiamo, un segnale ed un'immagine per ribaltare del tutto la prospettiva di azione a favore del patrimonio culturale di Banzi e farlo divenire lo snodo centrale di tutti i buoni propositi di coloro che gestiscono o vorranno gestire il suo sviluppo sociale ed economico, che rischia di rimanere per sempre inconcludente ed asfittico, come lo è stato ed ancora lo è, finché non scoprirà nello sviluppo ambientale e turistico la fonte principale di tutte le altre iniziative di progresso e di benessere.

        

 

 

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